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Percorrendo la Strada Provinciale di Arni, poco dopo la centrale idroelettrica di Enel, si erge una strana guglia di pietra. Incastonata nella roccia si scorge una lastra di marmo bianco. Forse tutti Voi trovandosi a passare di li, ci avrete gettato un occhio…
Fin da piccolo ho sempre avuto l’impressione che questa insolita sagoma rocciosa fosse stata scolpita e creata da qualcuno: mi sembrava quasi un vecchio che con barba e fare austero, volesse dirmi qualcosa.
Non tutti sanno che quella consumata lapide di marmo ricorda un triste episodio dell’immediato dopoguerra. Arrampicandosi un po’ si leggono queste parole:
“Qui l’esplosione improvvisa di strumenti di morte residui di una guerra inutile e crudele, rapiva alla vita tre angeli: Mori Gino, Mori Luciano, Friz Giovanni – 8/7/1946”.
Castelnuovo e la Garfagnana uscivano profondamente segnati da un conflitto che in questi luoghi non aveva risparmiato scontri e bombardamenti.

Rino Mori, nella sua casa di Rontano ci accoglie gentilmente e ci racconta.
“Io sono nato nel 1932:  Gino, Luciano e Giovanni erano più o meno miei coetanei ed amici. Eravamo spesso insieme e molte volte ci recavamo in località “Lavacchio” per portare le pecore al pascolo. Prendendo l’antica mulattiera da Rontano si scendeva giù, fino alle sponde del fiume Turrite. Proprio in quella zona, era stato creato una sorta di deposito a cielo aperto con tutte le bombe e le munizioni trovate o comunque rimaste a Castelnuovo e nei dintorni. Pensa che tutto questo arsenale di bombe e proiettili era ammassato quasi come fosse legna. Ricordo come ci fossero anche molti proiettili da mortaio legati tra loro e riconoscibili perché avevano una forma particolare, con una specie di aletta sul fondo.
Quel deposito improvvisato era privo di custodia o recinzione e molte volte ci andavamo, spinti da giovanile e scapestrata curiosità e dalla voglia di vedere e toccare le armi di una guerra che avevamo visto in prima persona e che era appena finita.
Quel giorno di luglio avevo un gran mal di pancia e non andai con gli amici. A Rontano quasi tutta la gente era impegnata nei campi di grano ad un tratto sentimmo un boato indescrivibile e spaventoso. Più forte di tante esplosioni che fino a poco tempo prima eravamo abituati a sentire sulle nostre teste.
I miei amici non c’erano più. Per tante volte avevamo toccato quelle bombe, ma quel giorno qualcosa andò storto e il destino quel giorno mi risparmiò, portandosi via 3 ragazzi semplici e sfortunati.
La guerra era finita ma in qualche modo era riuscita a mietere altre vittime.
Ho pensato spesso al fatto che al loro posto potevo esserci io…..e quindi non posso che ritenermi fortunato.
Trovo comunque bello che qualcuno voglia raccontare queste vecchie storie …..ne avrei tante ancora da condividere”.

Con piacere e un pizzico di emozione ringraziamo Rino per il suo racconto e ci lasciamo con la promessa che torneremo presto da lui per farci raccontare altre vicende di quel periodo che è stato senza ombra di dubbio devastante, tragico e maledettamente affascinante. Come recitava l’editoriale del nostro giornale di qualche mese fa, i “nostri anziani…sono ancora il nostro futuro”.
La memoria storica di vicende che hanno segnato la vita di molta gente e indirettamente anche la nostra, deve essere preservata e contribuire in qualche modo a farlo non può essere che un onore. Chi ha la possibilità di carpire e ascoltare storie e aneddoti dai propri nonni o dai propri genitori, non perda tempo e lo faccia. Ascoltare la loro voce e guardare i loro occhi mentre ci raccontano di questi anni sarà unico e rimarrà nei vostri cuori.
Fabrizio Ferrari